“Era l’unica risposta che il Governo potesse dare, e lo ha fatto. Ora però mi aspetto che si arrivi ad assicurare alla giustizia i colpevoli dell’incendio …”
All’indomani del via libera al “Parco nazionale di Pantelleria” (si veda articolo precedente), il sindaco dell’isola Salvatore Gino Gabriele, ancorché soddisfatto dell’esito di una proposta partita nel 2007 e giunta a destinazione sull’onda del disastro, ha un pensiero sopra ogni altro: arrivare ad assicurare alla giustizia gli autori del misfatto che, in una manciata di ore di fine maggio, ha distrutto più di 700 ettari di macchia mediterranea della Montagna Grande, coltivazioni agricole e reso inservibili alcuni dammusi, le tipiche abitazioni locali.
Un incendio che lo stesso ministro dell’Ambiente Galletti ha definito “doloso” e che ha indignato anche il parroco della Curia pantesca, don Giacinto Leone, che ha chiamato a raccolta gli isolani, invitandoli “a essere custodi della natura, dell’ambiente in quanto tutt’uno del disegno di Dio”. Spronando chi dovesse essere a conoscenza di qualche utile indizio, a parlarne con le forze dell’ordine.
Nel frattempo il sindaco Gabriele, già alla guida dell’isola tra il 2005 e i 2010 e poi rieletto nel 2013 a capo di una lista civica, già pensa alle priorità che il progetto Parco permetterà di sostenere. E al cronista che gli chiede se ha idea del budget su cui potrà contare (converrà ricordare che il via libera del Parco rientra in un piano di sostegno da 500 milioni di euro che il Governo si appresta a fare a tutta la regione Sicilia), risponde che “non è una questione di finanziamenti, ma di progetti che valuteremo caso per caso, alla luce di quelle che sono le regole che il decreto stabilisce”.
In questo ambito una delle priorità è “il ripristino dei terrazzamenti, quindi il recupero di terreni agricoli per la coltivazione di capperi e della vite ad alberello”, pratica di allevamento che fa parte della tradizione contadina pantesca e Patrimonio culturale e immateriale sotto tutela dell’Unesco dall’autunno del 2014.
“Solo con gli interventi sui terrazzamenti pensiamo di recuperare da 150 a 200 ettari di terreni agricoli”, dice Gabriele, sottolineando il fatto che “il nostro obiettivo è ridare sviluppo non solo a ciò che è andato distrutto con l’incendio, ma incentivando iniziative finalizzate a creare nuovo sviluppo sul e per il territorio, a favore di isolani e turisti che scelgono Pantelleria come metà per le proprie vacanze”.
Isola “di terra”, come viene definita per la scarsa attitudine dei panteschi alla pesca, Pantelleria ha poco meno di 8mila residenti e d’estate, con i turisti, arriva fino a punte di 20 mila presenze. Un numero che potrebbe crescere ancor più se l’isola fosse dotata di impianti, servizi ricettivi e collegamenti più efficienti.
In questo senso prende forma il varo del progetto “water front” già approvato dalla Giunta pantesca e, come assicura il primo cittadino, pronto a decollare. A cominciare, appunto, dalla ristrutturazione logistica del lungomare, con l’abbattimento di brutture immobiliari costruite praticamente attaccate al castello medievale Barbacane realizzato in pietra lavica. O, ancora, la necessità di portare la condotta di acqua potabile su tutta l’isola, i cui lavori sono in fase di completamento.
“Il nostro obiettivo – conclude Gabriele – è promuovere l’economia e l’immagine dell’isola, in modo da attrarre sempre più visitatori e, soprattutto, incentivare i giovani panteschi a non andare via”.
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Le inchieste di “TerraNostra”: Pantelleria
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