Milano è un porto di mare, prima o poi ci arrivano tutti: studenti e muratori, ragionieri e imprenditori, ricchi e poveracci, galantuomini, puttane e spacciatori. Milano ti dà la vita e te la toglie. Milano “è un cuore aperto”, recita una bella canzone del Lucio nazionale. Milano oggi è una città inquinata, ma è anche la più ecologica.
Ecco come appare vista dallo spazio, di notte, nella foto dell’astronauta Samantha Cristoforetti: un fascio di luce bianca come la neve e, tutt’intorno, un mosaico di tessere giallo ocra corrispondenti alle luci dei comuni satelliti e, altre, di nero pesto riferite alla campagna circostante. Immagine di grande effetto ottico, che però non è frutto di una colorazione voluta a tavolino e realizzata nella camera oscura di uno studio fotografico.
L’immagine corrisponde a qualcosa di molto più naturale, se così si può dire; laddove l’occhio della macchina da presa riproduce differenze cromatiche dovute al tipo di sistema utilizzato per illuminare la città: il colore giallo, tipico delle tradizionali lampade a filamenti incandescenti e al neon; quello bianco, prodotto da lampade a Led (Light-Emitting Diodes), tecnologia di ultima generazione a bassi consumi e impatto ambientale che la città della Madonnina ha deciso di adottare, prima in Italia, per la propria rete urbana.
Chi scrive non ha idea dell’ora esatta di quando questa foto è stata scattata, anche se la nitidezza dell’immagine lascia supporre si tratti di una sera senza nuvole e pulviscolo notturno. Certo, non sarebbe stato possibile farla in questi giorni di gennaio assurdamente mite, umido e nebuloso e tuttavia senza piogge, il che ha reso l’aria irrespirabile per via delle polveri sottili che tolgono il fiato.
Il problema, si sa, non è solo di Milano (nella foto accanto: via Pisani), ma investe un po’ tutti i grandi centri urbani della Penisola, con le amministrazioni cittadine alle prese con provvedimenti tampone restrittivi del traffico e inviti ai cittadini ad abbassare la temperatura dei riscaldamenti in abitazioni e uffici. Ben sapendo che la soluzione vera sta nelle piogge che non arrivano e che, così continuando, c’è l’ulteriore rischio di accusare danni alle produzioni agricole.
Ma Milano non si perde d’animo e non resta con le mani in mano. È una delle poche città che sta affrontando il problema dell’inquinamento ambientale in modo razionale con interventi mirati. E la conferma non arriva solo dall’illuminazione a Led, che ha visto modificare in un solo anno più di 140mila vecchi punti luce, all’incirca il 90 per cento del totale.
<Grazie all’applicazione di questo sistema – commenta l’assessore comunale alla Mobilità e all’Ambiente Pierfrancesco Maran -, Milano di notte ha una luce diversa che consente una maggiore visibilità. Non di meno a oggi si è riusciti a realizzare un forte risparmio nei consumi di illuminazione pubblica – da 114 milioni di kwh del 2014 a 87 milioni del 2015 – e a dimezzare i costi dell’approvvigionamento energetico a monte>.
Di più. Intervenuto all’apertura di Anaci Day, l’appuntamento annuale dell’Associazione amministratori di condominio del capoluogo lombardo, Maran ha speso parole di incoraggiamento a che si adotti il sistema a Led anche in ambito condominiale. Che non è poca cosa, visto che si tratta di oltre 50mila stabili di civili abitazioni, cui naturalmente vanno aggiunte le reti di esercizi commerciali, studi professionali, imprese e molto altro ancora. In questo modo, ancorché ridurre i costi di gestione dell’esercizio condominiale, si farebbe insieme, amministrazione e cittadini, un passo avanti nella lotta contro l’inquinamento ambientale.
A questo proposito l’assessore ha ricordato all’affollatissima e attenta platea il buon lavoro fatto in passato con le medesime associazioni nel promuovere la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, che oggi vede Milano (insieme a Vienna e Los Angeles) al vertice della graduatoria mondiale con l’87% (era il 33% nel 2011) del totale rifiuti raccolti quotidianamente.
Incoraggiato da questo risultato, i tecnici esperti del Comune sono alle prese con un nuovo piano di intervento che riguarda la raccolta degli oli alimentari usati. <Si tratta di fare un test, non obbligatorio, che permetta di arrivare a una soluzione accettabile e non comporti costi aggiuntivi per le famiglie>, assicura l’assessore. Al che s’intuisce che il disegno è già bello e pronto, in attesa che a dare il via libera sia la nuova amministrazione. Di qualunque colore essa sia, giacché i buoni progetti non hanno casacche.
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