Il Brasile dà via libera all’import di salumi made in Italy

Via libera all’import del Brasile ai prodotti della salumeria made in Italy. Nel pieno svolgimento dei mondiali di calcio, l’Italia mette a segno un ottimo risultato sul fronte delle relazioni commerciali di prodotti agroalimentari con il grande paese sudamericano.

Le autorità brasiliane hanno, infatti, dopo avere approvato il nuovo certificato sanitario per l’export dall’Italia di prodotti derivati dalle carni suine, ieri hanno pubblicato il decreto che autorizza il via libera all’ingresso di prodotti di salumeria stagionati almeno 30 giorni (salami, pancette, coppe) provenienti dalla “Macroregione del Nord”, comprendente Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Marche e le Province autonome di Trento e Bolzano.

Da tempo tali importazioni erano bloccate per motivi sanitari, che ora evidentemente sono venuti meno, dopo che anche gli Stati Uniti avevano già preso la stessa decisione un anno fa.

Per il presidente dell’Assica, l’associazione nazionale delle industrie delle carni e dei salumi (Assica) Lisa Ferrarini, <questa del Brasile è una buona notizia che ci rincuora, ma non ci basta. Purtroppo l’impossibilità di esportare da tutte le regioni dipende dalla persistenza di alcune malattie veterinarie in alcune aree del nostro paese. È una situazione che danneggia molto le nostre imprese. E questo non lo possiamo accettare>.

In Brasile i prodotti della salumeria sono molto diffusi e conosciuti, grazie anche alle comunità di italiani presenti in quel paese che hanno avviato loro stessi produzioni locali di salumi. Il mercato è molto dinamico e vi sono grandi opportunità di crescita delle nostre esportazioni che già nel 2013 hanno messo a segno incrementi vistosi in quantità (+20%) e valori (+21%).

  • angelo raffaele |

    Uno studio condotto nel novembre del 2012 con 2500 consumatori di vini importati, ha mostrato i seguenti risultati:

    Il 3% dei consumatori brasiliani di vino importato guadagna tra $ 416 e $ 830, il 19% guadagna tra $ 831 e $ 2075, il 31% guadagna tra 2076 $ e $ 4,150; 26% guadagna tra $ 4151 e $ 8300 e il 15% guadagna più di R 8.300 dollari (7% ha scelto di non rispondere).
    In proporzione, il vino rosso è preferito dal 58% degli intervistati (contro il 62% nel sondaggio 2010), il vino bianco dal 26% (contro il 22% a dicembre 2010) e il vino rosato dal 16%.

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