<Il Pil italiano avrebbe oggi 500 miliardi di euro in più se fosse cresciuto quanto l’export di vino made in Italy dal 2007 al 2013>. Lo sostiene Alberto Mattiacci, ordinario di Economia a la Sapienza di Roma, secondo il quale l’export di vino italiano rappresenta <un caso di successo imprenditoriale e amministrativo> che trova riscontro nella crescita – tra il 2008 e il 2013 – del 45% a valore e del 23% a volumi. Crescita di tipo strutturale ma anche qualitativa, giacché gli incrementi a valore superano quelli a volume, segno di un aumento costante della qualità del prodotto esportato; ma anche “intrinseco e pervasivo”, in grado di assorbire sia la crisi post 2008 che l’effetto Euro.
L’analisi di Mattiacci è frutto di una ricerca – da egli coordinata – sui flussi all’export di vino su dati dell’ufficio studi di Bnl e realizzata per l’associazione Grandi Marchi che raggruppa una ventina di nomi prestigiosi del vino made in Italy. Costoro negli ultimi anni sono stati protagonisti di numerose e positive campagne promozionali sui mercati esteri di tipo “consumer-oriented” e “market relation”, tenuto conto delle risorse disponibili anche in ambito Ocm. Uno strumento, l’Ocm, che la ricerca definisce di fondamentale importanza, anche se l’esperienza italiana merita di ulteriore attenzione e perfettibilità, soprattutto per quel che riguarda la semplificazione delle procedure gestionali, l’introduzione di meccanismi di selezione dei player, la verifica dell’impatto di medio termine della misura, a livello aggregato e di monitoraggio obbligatorio dei singoli progetti.