È iniziato bene il 2017 per l’export di vino italiano verso gli Stati Uniti, in crescita media nei primi due mesi del 10 per cento in quantità e in valore. Un buon dato, seppure l’incremento sia stato inferiore alla media del totale importazioni Usa (+20,3% in volumi e +14,3 in valore). Ma decisamente sotto rispetto alle performance valoriali conseguite da Francia (+35%) e Australia che ha realizzato il miglior risultato parziale di sempre: +60 per cento.
Vero è che i vini della Penisola restano i più gettonati tra i consumatori delle due sponde dell’Atlantico e del Pacifico, stante il peso di oltre un terzo sul totale import statunitense: nel 2016 sopra 2,5 milioni di ettolitri su un totale di 8,8 milioni e 1,3 su 3,9 miliardi di dollari, come si desume dalle statistiche elaborate dall’Iwfi di New York.
Il primato è invidiabile e apparentemente inattaccabile. Ma questo non autorizza distrazioni di sorta, considerata la mobilità con cui l’acquirente yankee, specie quello più giovane, è portato a fare di volta in volta le proprie scelte. Il che rende queste classifiche scalabili dai paesi produttori più aggressivi.
Basti citare il caso Cile. Dopo avere strappato nel 2015 all’Australia la seconda posizione di maggiore fornitore Usa, nel 2016 ha dovuto ricederla, con i vini del nuovo mondo che con salti da canguro sono tornati prepotentemente alla ribalta.
Non da meno sono i competitori europei, con la Francia rifattasi molto competitiva, per di più con un prezzo medio (9 dollari/litro) che è quasi doppio rispetto ai 5 dollari dei vini italiani e ai 3 degli australiani.
######
L’assolo del Gruppo Santa Margherita
E proprio l’America è stato il paese che ha dato le maggiori soddisfazioni al Gruppo vinicolo Santa Margherita, il cui bilancio 2016 si è chiuso con fatturato a 157 milioni di euro (118,2 nel 2015), Ebitda a 54,6 milioni. Ebbene, di questo fatturato, il 52% è stato conseguito sul mercato a stelle e strisce, e l’Italia sul gradino appena sotto con il 29,6 per cento.
In totale sono 91 i paesi dove nel 2016 il gruppo della famiglia Marzotto ha venduto ben più di 18 milioni di bottiglie, con Pinot grigio, Prosecco, Chianti classico a fare l’andatura di primi della classe. Ma sono stati, appunto, gli Usa il mercato che ha letteralmente sbalordito con vendite in crescita del 69,5 per cento.
E la ragione – ha spiegato il vertice del gruppo (nella foto da dx il presidente Gaetano Marzotto, l’ad Ettore Nicoletto e il vice presidente Luca Marzotto) sta nell’avere iniziato proprio un anno fa la commercializzazione diretta di tutti i brand del gruppo sul mercato americano.
Una scelta strategica sostenuta da investimenti importanti (oltre 14 milioni di euro) che evidentemente hanno fatto molto bene ai conti del gruppo. Sostenuti peraltro da buone performance in Italia (+9%), Germania (+8), Svizzera (13), Russia e persino in Australia.