Ammonta a 51,5 milioni di ettolitri la produzione definitiva del vino prodotto in Italia nella vendemmia conclusa da poche settimane e in linea con i dati del 2015. Lo rende noto l’Assoenologi (www.assoenologi.it) , il cui presidente Riccardo Cotarella (foto accanto) rammenta trattasi di una valutazione definitiva che ricalca sostanzialmente le previsioni avanzate dalla stessa associazione a inizio raccolta.
Tali stime, sottolinea Cotarella, “non sono il risultato di un ‘giro di telefonate’, ma frutto dell’elaborazione di rilievi ottenuti da fonti diverse. La base è data dalle valutazioni condotte a livello locale dalle diciassette sedi periferiche dell’associazione, che coprono l’intero territorio nazionale. I dati ottenuti vengono quindi messi a confronto con altre informazioni acquisite dalla sede centrale di Assoenologi”.
Sotto il profilo qualitativo, il risultato si presenta eterogeneo ma assai interessante, con punte di maggior rilievo per quei vini che hanno beneficiato del positivo andamento meteo di settembre e ottobre. Com’è noto nel periodo vendemmiale l’Italia è risultata spaccata in due: ridotta piovosità e buona escursione termica che hanno caratterizzato il mese di settembre al Centro-Nord e isole maggiori, mentre il Meridione peninsulare ha goduto di una piovosità più abbondante.
Nel complesso si stima una buona annata, con picchi di eccellenza nelle zone meno colpite dal maltempo e laddove la vite è stata soccorsa nel migliore dei modi. I cambiamenti climatici che si verificano sempre più spesso creano delle trasversalità meteorologiche di tipo tropicale che possono determinare differenze quantitative anche in zone molto ristrette e, di conseguenza, problematiche produttive.
Per quanto concerne i volumi di vino prodotti, la stima Assoenologi varia tra 0 e +2% sul 2015, con una produzione di uva oscillante fra 68 e 72 milioni di quintali. Per cui, applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73%, danno una quantità di vino tra 50 e 52 milioni di ettolitri.
Tra le regioni che hanno registrato i maggiori incrementi ci sono Abruzzo e Puglia con oltre il 10%, seguono Veneto (7%), Piemonte ed Emilia Romagna (3). Sul fronte opposto la Campania che ha prodotto il 20% in meno, seguita da Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Umbria e Sicilia con decrementi compresi tra 5 e 7 per cento. Sostanzialmente invariate le restanti regioni.
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A “wine2wine” per conoscere basi e segreti per esportare
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Anche per chi vende vino vale il detto che ‘chi si ferma è perduto’. E il motivo è nei fatti di tutti i giorni, nei cambiamenti degli stili di vita, nella competizione mercantile, nelle leggi che regolano i commerci internazionali e nelle stesse norme di ciascun Paese. “Tutte queste cose e molte altre ancora mettono ogni giorno alla prova un po’ tutte le aziende vinicole che vogliono aprirsi ai mercati esteri, quelle che già esportano, comprese le più esperte di mercati internazionali”.
A sostenerlo è il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani (foto accanto), in occasione della presentazione di “wine2wine”, l’appuntamento d’informazione e formativo che Veronafiere organizza per le imprese del settore il 6 e 7 dicembre prossimi. Un’occasione che offre l’opportunità di approfondire tematiche operative generali attinenti l’export del vino (commerciali, normative, marketing, comunicazione …), con focus specifici su paesi strategici per l’Italia del vino come Stati Uniti, Germania, Paesi Scandinavi, Cina, Giappone.
«Fin dalla prima edizione del forum, nel 2014 – spiega Mantovani -, la scelta dei mercati su cui focalizzare lo sguardo è stata fatta sulla base della loro evoluzione, in relazione al consumo enologico. Ora, con il Testo Unico del Vino che diventerà legge entro fine mese, si aprono nuovi scenari che “wine2wine” affronterà con la dovuta attenzione”.
Si parlerà dunque di nuove normative che, grazie alla semplificazione e alla sburocratizzazione dei procedimenti e dei controlli, “libererà risorse, permettendo alle imprese di aumentare la competitività del vino italiano sui mercati internazionali”. Anche laddove l’Italia è leader, come negli Stati Uniti.
A questo proposito e a conferma di quanto analizzato nell’articolo di “TerraNostra” del 14 novembre (“Il vino italiano leader in Usa ma accerchiato da Cile e Francia…”), il direttore dell’Ice di New York Maurizio Forte dice: “Anche se l’Italia è il primo fornitore Usa, con un terzo del mercato dei vini importati , è necessario sviluppare un’azione articolata per rafforzare il rapporto con il trade e i media, avviare il coordinamento delle azioni promozionali e lanciare una grande campagna di comunicazione per migliorare l’immagine, la percezione e il valore del vino italiano».