(ndb) In occasione della recente apertura dell’anno giudiziario della Corte d’Appello di Milano, il presidente della Corte Giuseppe Ondei ha osservato come “la lentezza del sistema giudiziario e la presenza di fenomeni corruttivi non possono più essere tollerati, perché offuscano il valore in sé della giustizia: hanno, infatti, un comprovato impatto negativo sia sull’economia italiana che sul benessere dei cittadini”.
E ha aggiunto che “una riduzione del 50% della durata dei giudizi civili può accrescere la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane di circa il 10%”. Di più. “Una riduzione da 9 a 5 anni delle procedure fallimentari può generare un incremento di produttività della nostra economia dell’1,6 per cento”.
Dello stesso avviso il ministro della Giustizia Marta Cartabia che, rifacendosi a stime della Banca d’Italia, ha osservato come “la piena realizzazione degli obiettivi previsti dal Pnrr, in relazione alla durata dei procedimenti civili e penali, determinerebbe un aumento del Pil nel lungo periodo fino all’1,7 per cento”.
Da qui la consapevolezza che le riforme e gli investimenti nel settore della giustizia costituiscono una piattaforma assolutamente necessaria, una via obbligata per il rilancio dell’economia del paese Italia.
Su questi temi il Procuratore generale presso la Corte di Appello di Milano, Giulio Claudio Benedetti e l’Avvocato Cassazionista Eugenio Antonio Correale di Milano (foto accanto), intervenuti con una relazione a due voci al Rotary Milano Est, hanno svolto una profonda disamina sulle correlazioni tra “Giustizia penale e Pnrr”. Ovvero “l’Ufficio del processo e le pene alternative o di comunità”, di cui qui appresso “TerraNostra” ha il privilegio di riprendere ampi stralci.
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di Eugenio Antonio Correale e Giulio Claudio Benedetti
… queste autorevoli valutazioni (in premessa) non possono certo essere né contraddette del tutto, né obliate. È però possibile porre in evidenza ulteriori vicende che certamente non aiutano a migliorare l’immagine del nostro Paese all’estero e che ancor meno giovano alla nostra serenità, quali cittadini che hanno bisogno di giustizia e che vogliono poter credere nella Giustizia.
… Con riferimento all’immagine internazionale, non può dubitarsi che taluni e recenti procedimenti penali particolarmente clamorosi hanno pesato negativamente e peseranno ancora a lungo per l’immagine del nostro Paese. Basti dire del processo per corruzione internazionale relativo all’acquisizione dei diritti di esplorazione di un blocco petrolifero, in Nigeria. In merito al quale, al termine del giudizio di primo grado, la settima sezione del tribunale di Milano ha assolto “perché il fatto non sussiste” i due manager e altri 13 imputati, dall’accusa di corruzione internazionale in relazione al presunto pagamento di una tangente da 1,092 miliardi di dollari…
Un caso enfatizzato nella primissima fase delle indagini e della cronaca giudiziaria composta più da avvisi di garanzia e da annunci di misure cautelari che da analisi approfondite… che merita di essere collocata tra i caratteri negativi e pregiudizievoli del nostro panorama giudiziario, quanto meno alla pari con la lentezza del complesso del sistema giustizia.
Per chi deve iniziare una attività imprenditoriale od anche per chi mediti sulla opportunità di proseguirla, i condizionamenti possono provenire da istanze ben più immediate ed impegnative. La nostra macchina burocratica può suscitare non lievi timori anche a chi vi naviga abitualmente. La necessità di permessi, di autorizzazioni, di nulla osta sembra apparire paradossale per chi non ne sia stato mitridatizzato. Il meccanismo perverso dei ricorsi al Tar in occasione di ogni gara d’appalto non costituisce affatto un buon biglietto da visita.
Occorre quindi inquadrare correttamente la problematica del funzionamento della Giustizia, che non si presta affatto a diagnosi univoche e neppure a terapie unidirezionali. Gli snodi dell’attività giudiziaria sono straordinariamente numerosi e certamente sarebbe necessario allargare lo sguardo ben oltre il processo e ben oltre il pur importantissimo Palazzo di Giustizia.
Il tema odierno è settoriale, indirizzato alla sola giustizia penale. Ad essa si intende guardare, non tanto per verificare come essa condizioni l’immagine esterna del nostro Paese, quanto per rilevarne lo stato e per meditare sulla possibilità di rapidi e reali miglioramenti…
I tempi del processo tra post pandemia e “miglioramento” reale
La crisi della pandemia ha creato disfunzioni e problemi che hanno conosciuto fasi drammatiche. Nel secondo e terzo trimestre del 2020 si sono avute fasi di sostanziale sospensione della attività giudiziaria a molti livelli. Gli affetti dello smart working, perfettamente sondati nella attività didattica a distanza nella scuola, non sembrano avere colpito simmetricamente i responsabili del pianeta giustizia.
… Le possibilità di collegamento da remoto hanno vertiginosamente accelerato molte attività processuali ed hanno addirittura travolto la vita degli avvocati, sopra tutto degli avvocati civilisti. Senza muoversi dal proprio studio milanese oggi un avvocato può gestire una causa in Cassazione per tutti gli snodi e per tutte le fasi, salva la sempre meno frequente eventualità di una discussione orale a Roma. Lo stesso accade per i giudizi avanti al Tribunale e, con qualche attenuazione, per i giudizi davanti alla Corte d’Appello.
La digitalizzazione degli atti e dei documenti, che taluni vedevano con sospetto, ha ormai conquistato il campo e sembra destinata a spazzar via le carte. Forse anche per questo le problematiche della crisi pandemica non hanno condotto a conseguenze drammatiche e in taluni settori possono dirsi assorbite con inaspettata rapidità.
Sempre grazie alla relazione del Presidente della Corte d’Appello possiamo constatare che quasi tutti i dati significativi del funzionamento degli uffici giudiziari segnano variazioni positive, sopra tutto con riferimento al Distretto della Corte d’Appello di Milano e, ancor di più con riferimento specifico al Tribunale ed alla Procura di Milano.
I processi pendenti in Primo grado sono sostanzialmente invariati nel numero: da 88.255 del 2020 a 88.219 nel 2021. Quelli in Appello sono diminuiti: da 8.397 a 7.894. L’81% dei procedimenti in Appello è stato iscritto nel biennio 2020-2021; il 17 % è stato iscritto nel 2019 e quindi addirittura il 98% delle cause in Appello non ha più di tre anni.
È bene ammettere che ben altri numeri è stato necessario riferire per le altre città: 48.066 per la Corte d’appello di Roma; e 57.293 per la Corte d’Appello di Napoli; 17.157 per la Corte d’Appello di Bologna; 13.810 per la Corte d’Appello di Firenze e 13.284 per la Corte d’Appello di Torino.
Appaiono interessanti anche i seguenti dati:
– la percentuale dei processi definiti con riti alternativi è scesa dal 15 del 2020 al 22 % del 2021;
– ugualmente positivo è il disposition time pari a 391 giorni contro gli 815 giorni nazionali;
– i processi a carico di persone sottoposte a misure cautelari detentive non durano più di 4 mesi;
– le sentenze di assoluzione sono il 30 % del totale;
– le sentenze di prescrizione sono il 5% di quelle pronunciate – contro il 26% del dato nazionale – e quasi tutte si riferiscono a reati prescrittisi tra la pronuncia della sentenza di primo grado e l’arrivo degli atti in Corte;
– solo il 29,5 % delle sentenze pronunciate dalla Corte d’Appello di Milano è gravata in Cassazione;
– solo il 5,6% delle sentenze pronunciate dalla Corte d’Appello di Milano è riformata in Cassazione.
Quanto all’Organismo di Mediazione forense milanese le domande pervenute nel periodo 2014/ 2021 sono state circa 4.500 l’anno, e che le procedure risolte con accordo tra le parti è stata di circa il 15 per cento. Un panorama tutto sommato non negativo, eppure meritevole di interventi migliorativi veri ed effettivi. Motivo per cui anche per la Giustizia si invoca il taumaturgico Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza.
La Giustizia penale riparativa
La legge delega del 27 settembre 2021, n. 134 (“Delega al Governo per l’efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari”), dichiara ambizioso obiettivo la riduzione dei tempi del processo entro i prossimi cinque anni, pari, nei tre gradi di giudizio al 25% nel settore penale e al 40% in quello civile.
Questa legge è composta da due articoli: il primo, sui principi e criteri direttivi per l’intervento delegato del Governo; il secondo, sulle modifiche in materia di prescrizione e di ragionevole durata dei giudizi di impugnazione.
Dovrebbe così arrivare la rivoluzione del processo penale telematico, focalizzato sulla introduzione di modalità telematiche per il deposito di atti e documenti e per comunicazioni e notificazioni, ma tali da poter interessare la possibilità di registrazioni audiovisive e la previsione di ipotesi di partecipazione a distanza al compimento di atti o alla celebrazione di udienze…
La legge delega di riforma del processo penale si muove proprio in tal senso, con principi e criteri direttivi volti ad implementare il ricorso alla giustizia riparativa, favorendone un’applicazione estesa.
In linea con la direttiva UE e le norme di diritto internazionale in materia, il Governo è chiamato infatti ad introdurre una disciplina organica della giustizia riparativa, prevedendo la possibilità di accesso ai relativi programmi in ogni stato e grado del procedimento e anche durante l’esecuzione della pena, senza alcun tipo di preclusione legata alla fattispecie di reato o alla sua gravità.
Altro punto saliente è la specifica formazione dei mediatori penali che presiedono e favoriscono il confronto tra le parti coinvolte. Il cuore della giustizia riparativa risiede infatti nel radicale mutamento di prospettiva rispetto alla giustizia tradizionale, valorizzando la vittima e la sua sofferenza, consentendole di esternare il dolore subito e chiamando il reo a prenderne atto.
L’applicazione estesa della giustizia riparativa è un obiettivo ambizioso, per alcuni irrealizzabile, ma in società altamente conflittuali come quelle odierne rappresenta anche una straordinaria opportunità che è necessario saper cogliere… Questo perché l’introduzione di forme di giustizia penale riparativa consente di perseguire un duplice scopo: il rispetto della dignità umana – della vittima così come del reo – e la creazione di un sistema efficace a tutela dell’incolumità e della sicurezza dei cittadini. Obiettivi contestuali e non contrapposti tra loro.
L’Ufficio del processo
Introdotto in via sperimentale con il d.l. 24 giugno 2014, n.90, convertito con modificazione dalla l. 11 agosto 2014, n. 114, l’Ufficio del processo ora è alla vigilia di importanti risvolti. Si prevede, infatti, che parte dei fondi destinati al settore giustizia sia utilizzata per il reclutamento straordinario di oltre 16mila addetti che dovrebbero collaborare con il giudice togato nello studio del fascicolo; e nella redazione della sentenza.
Tali addetti rimarrebbero quindi estranei alla cruciale fase della decisione, che almeno formalmente rimarrà di esclusivo appannaggio del giudice. Le assunzioni sono state e saranno a tempo determinato e riguardano personale da formare.
Non occorre altro per porre in dubbio l’effettività dell’obiettivo dichiarato di affiancare al giudice consistente numero di persone qualificate per supportarlo, oltre tutto con professionalità tecniche anche diverse da quelle giuridiche. Si può temere che si assumano migliaia di persone che non potranno contare su efficiente e globale progetto organizzativo. L’occasione è quindi molto interessante ma dovrà essere adeguatamente coltivata e sostenuta.
Pnrr e riforma della Giustizia
Gli obiettivi del Governo concordati con l’Unione europea mediante le risorse straordinarie del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza riguardano anche la durata dei processi civili e penali. Le riforme si rivolgono anche al condominio sotto il profilo dell’effettività della tutela dei diritti dei soggetti protagonisti, che spesso sono frustrati dalla lunghezza del processo.
A volte i soggetti danneggiati sono indotti ad accettare importi di risarcimento notevolmente inferiori a quelli dovuti, proprio perché non possono attendere sentenze emesse dopo decenni. A che serve avere ragione e nel frattempo diventare indigenti? La possibile risposta è l’istituzione dell’Ufficio del processo modellato sull’esperienza degli assistenti di studio dei Giudici costituzionali che li affiancano nella redazione delle sentenze.
Tale ufficio è costituito da oltre 8000 laureati in legge, assunti con pubblico concorso, con un impiego biennale, che sono destinati a coadiuvare il Giudice nello studio e nella redazione delle sentenze. L’innovazione non è di poco conto, poiché comporta una modifica del compito del Giudice il quale non opera più in solitudine, ma è assistito da uno staff. Invero se la decisione è sempre affidata al Giudice è innegabile che l’apporto nella fase di studi di soggetti del mondo giuridico comporta vantaggi nell’efficienza del sistema.
Il Giudice, in tal modo, dovrebbe essere affrancato dai compiti minuti, per potere approfondire le questioni giuridiche poste al suo vaglio.
Per quanto riguarda il processo condominiale solo il tempo ci dirà se le predette innovazioni comporteranno un’effettiva diminuzione dei tempi dei tre gradi di giudizio. Non deve sottacersi che in tale materia risulta essenziale l’apporto della magistratura onoraria, che sempre più sarà chiamata a pronunciarsi con la progressiva sostituzione del giudice togato, secondo la normativa di riforma del processo civile
Il Pnrr comporta anche notevoli investimenti tecnologici e umani per ovviare ai problemi esistenti e riguardanti il celere reclutamento dei magistrati, la digitalizzazione del processo, la razionalizzazione della geografia giudiziaria. Per quanto riguarda la digitalizzazione deve notarsi il processo civile si è ormai totalmente digitalizzato, mentre sussistono ancora problemi per il processo penale.
La normativa anti Covid anche nel processo penale ha introdotto la celebrazione cartolare dei processi e permangono problematiche per quanto riguarda l’assistenza al Giudice nel caso di malfunzionamento dei sistemi informatici. Tuttavia è indubbio che per l’art. 16 del d.l. n. 228/20221 dal febbraio al dicembre 2022 i processi saranno tenuti per via cartolare, salvo che la parte chieda, nel processo penale la discussione in presenza.
Questi sono i temi principali con cui si misurerà la riforma del processo penale e civile con gli obiettivi ambiziosi , di riduzione dei tempi processuali, concordati dal Governo con l’Unione Europea .
Tali obiettivi devono essere conseguiti non soltanto per percepire i sostanziosi stanziamenti europei, ma anche per cambiare la mentalità di tutti gli attori del processo i quali devono convincersi che la giustizia lenta è sempre troppo dolorosa per chi aspetta il riconoscimento e la tutela dei suoi diritti soggettivi.
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