“Ahoooo, ma vaffa…”. La colorita e stentorea espressione dell’anziano signore che giorni addietro, sull’imbrunire, ha evitato per un pelo a una bimba di finire travolta da un monopattino lanciato all’ultimo chilometro, dice molto delle cose che accadono sul “lungomare più bello del mondo”.
È stato inaugurato sul finire di luglio a Rimini: mille metri scarsi tra Piazzale Fellini e Piazza Kennedy e fino allo scorso anno collegati da un grande viale aperto al traffico motorizzato, dotato di parcheggi on the road, piste dedicate alle due ruote e passeggiate su marciapiedi alberati.
Ora tutto questo non c’è più: è stato sradicato e sostituito da un unicum calpestabile in legno massello d’Africa a base rialzata di qualche metro, tra cumuli di sabbia e prati al momento verdi. Sicché con il completamento dell’opera (circa sei km) diverrà un godibile belvedere, con affaccio dinamico sull’alto Adriatico e vista a 180° da Cesenatico al promontorio di punta Gabicce.
Il progetto è ritenuto dall’amministrazione del capoluogo romagnolo come il miglior biglietto da visita di promozione sostenibile dell’intera Riviera. Che ha nel turismo una formidabile leva di crescita economica e affrancamento sociale, e potenziale di sviluppo ancora inespresso derivante anche dal new waterfront, ovvero il nuovo camminamento a mare già molto fotografato da turisti di ogni provenienza e costumi, con frotte di bimbi che si rincorrono tra carrozzine, podisti e giovanotti palestrati in movimento che grondano sudore.
Immancabili le due ruote, con le bici – il mezzo più utilizzato un po’ da tutti per i trasferimenti da e per la città –, e i sempre più diffusi monopattini con una-due persone a bordo lanciati a tutta velocità come fossero sulla pista di Misano. Il che non di rado provoca il “vaffa…” e numerose altre lamentele di sfortunati accidentati. A cui si aggiungono i commenti di coloro che ritengono la passeggiata non fruibile, come i portatori di gravi handicap che, se non accompagnati, hanno problemi nel superare le pendenze di accesso -,alla stessa stregua di ambulanze e squadre di soccorso impossibilitate a intervenire in casi di chiamate in urgenza.
Di più. Non pochi criticano i disservizi causati dalla eliminazione dei parcheggi, per non dire del traffico nei due sensi convogliato tutto sull’arteria parallela di Viale Vespucci, che ha reso piuttosto precario l’equilibrio ambientale già al limite della sostenibilità della via più frequentata e cuore della movida serale dell’intera costiera romagnola. Un bel pasticcio, dunque.
Al che uno, perplesso da tutto ciò, si domanda se e cosa non è andato per filo e per segno di questo progetto del lungomare più bello del mondo.
L’ho chiesto ai diversi amici riminesi, ai tanti vicini di ombrellone, al personale e gestori di esercizi di bagni, bar e ristoranti e persino a qualche vigile, in questo caso comprensibilmente senza molta fortuna.
Quanto agli altri, diverse le risposte di apprezzamento, in particolare da parte di vacanzieri e di quanti il nuovo lungomare, non avendolo ancora visto, se lo immaginano bello e ben fatto. Praticamente scontato il pollice verso di coloro che, avendo qualche attività il loco, hanno accusato pesantemente il condizionamento imposto dai lavori e dai tempi di esecuzione dell’opera.
Tutt’altro che scontata la risposta di Maurizio Melucci (foto accanto), 66 anni, riminese doc e da sempre legato al partito dominante in Regione e in Comune (Pci, Pds, Ds, Pd) che, a domanda, risponde: “Certo che di errori ne sono stati fatti, sicché voglio augurarmi che i progettisti riescano a trovare soluzioni alternative e risolutive. Ma voglio altresì sperare che almeno non vengano ripetuti nella parte di progetto che resta ancora da completare”.
Una risposta sorprendete per sentirla dire da un signore che di Rimini e dei riminesi conosce vita morte e miracoli, avendo indossato per oltre dieci anni (1999-2010) la casacca di vicesindaco esecutivo del capoluogo romagnolo, oltre a essere stato assessore regionale al Turismo e membro di consiglio Enit sotto la presidenza di Pierluigi Celli.
Allora assessore, di quali errori si tratta?
Voglio essere franco dicendole che si tratta di un progetto nato e pensato con entusiasmo, ma che via via ha perso di consistenza. Ha presente il camminamento e il rialzo della base pedonale protetta da cumuli di sabbia? Beh, questi lavori per come sono stati eseguiti senza protezione, con le prime mareggiate potrebbero fare una brutta fine. E non voglio sembrare catastrofico dicendo che tutto il traffico convogliato su Viale Vespucci è un assurdo tecnico che ha reso l’arteria più attrattiva e vissuta dai turisti in una sorta di camera a gas. Per non dire della mancanza di parcheggi.
Già i parcheggi: perché a Riccione li hanno fatti proprio sotto il camminamento, dando solidità strutturale al rialzo e qui, invece, pur previsti non sono stati realizzati?
Questione di finanziamenti e mancata partecipazione da parte dei privati, che l’amministrazione riminese ha cercato di coinvolgere. Senza riuscirci.
Come mai?
Per quanto ne so i costi di partecipazione erano considerati dai potenziali investitori piuttosto elevati. Tant’é che praticamente nessuno ha aderito all’iniziativa. L’alternativa sarebbe stata poi trovata nel realizzare, prossimamente, in corrispondenza della rotonda di piazza Fellini, accanto al Grand Hotel, un garage multipiano interrato per un numero stimato di 800 posti auto.
La trova una giusta soluzione?
Non saprei dire. Non conosco il progetto e men che meno i particolari.
Assessore Melucci, lei è stato da sempre un punto di forza del Pd in tutte le sue forme in città e in Regione. Non è che oggi ha qualche contrasto politico o semplicemente dialettico con il sindaco Andrea Gnassi?
Se lei mi chiede cosa penso di un progetto o di un’opera eseguita e non facendo parte della committenza, io le rispondo attingendo a quel che so e conosco.
Quindi saprà dire perché a Riccione la giunta di centrodestra del sindaco Renata Tosi riesce a ben gestire il nuovo lungomare, peraltro realizzato in meno tempo che a Rimini, dove…
Mi permetta di ricordare che anche a Riccione quello che lei definisce nuovo lungomare è stato realizzato dalla precedente giunta di centrosinistra. In ogni caso si tratta di casi differenti e non confrontabili. Comunque riconosco che Riccione è gestita meglio di molte nostre città rivierasche, Rimini compresa.
È una questione di politica e partiti o di uomini?
È un insieme di tutto. Troppe lotte intestine impediscono di dialogare. Manca il coordinamento necessario per affrontare i problemi, che pure potrebbero essere risolti da forze politiche tra loro contrapposte e in competizione.
È questo il motivo per cui due città distanti pochi chilometri hanno realizzato due centri congressi, spendendo quasi 200 milioni di euro di soldi pubblici. Non le sembra uno spreco?
Sono d’accordo con lei.
Assessore Melucci, il sindaco Gnassi è considerato persona attiva e impegnata nel dare una nuova impronta culturale e al passo con i tempi a Rimini. Penso alla rinascita del Teatro Galli e al Cinema Fulgor, alla Rocca Malatestiana con il Museo Fellini, all’impianto di depurazione acque reflue sversate a mare. Ora al nuovo lungomare. Opere da centinaia e centinaia di milioni di euro. C’è di che essere orgogliosi, non le pare?
Certamente sì, ma per dare a Cesare quel che è di Cesare è giusto aggiungere che buona parte delle opere portate a compimento in questi ultimi anni, fanno parte di progetti pensati, organizzati e dotati dei relativi finanziamenti voluti da amministrazioni precedenti.
Vale a dire?
Mi riferisco in particolare alla giunta del sindaco Alberto Ravaioli, con l’assessore alla Cultura Stefano Pivato, già docente di Storia Contemporanea alla Sorbona e Trieste, nonché rettore all’Università di Urbino che è stato artefice di tanti e fortunati collegamenti andati a buon fine. Senza di loro non avremmo avuto la scoperta sensazionale della casa della Domus del Chirurgo nel cuore della città. Oggi invece osservo che si dà molta più importanza agli eventi che non lasciano impronte. Per contro si sorvola su quanto di importante è stato fatto da persone come queste, a cui bisogna essere grati. E non far finta di niente, come purtroppo e ingiustamente accade.
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