Sacro e profano convivono con equilibrio a Badia di Morrona, versione tenuta agricola con cantina e frantoio oleario della famiglia Gaslini Alberti di Genova: tutto a un tiro di scoppio da Terricciola, paesino di poche migliaia di anime immerso nella sempreverde Valdera, in provincia di Pisa.
Il sacro, va da sé, è nel nome stesso dell’antico monastero benedettino costruito sul finire del primo millennio all’apice di una collina dalla fitta vegetazione, con l’immancabile cornice di lecci e cipressi. La stessa cornice che nel 1482 vide esplodere la prepotenza umana del Vescovo di Volterra Francesco Soderini che, rivendicando la giurisdizione territoriale della Badia, scacciò manu militari i monaci Camaldolesi: a loro Papa Celestino II° con bolla del 1121 aveva affidato la gestione del monastero, aperto ai pellegrini di passaggio lungo la vicina via Francigena.
L’astrusa e cruenta contesa tra uomini di chiesa si concluderà nel 1870, quando le proprietà del clero furono prima espropriate dal neonato Stato italiano e, in un secondo tempo, frazionate e vendute a privati cittadini come aziende agricole.
Storie di umane debolezze anche laddove si suppone non ce ne dovrebbero essere. Che però non hanno svilito la sacralità del tempio, riconducibile alla chiesetta dedicata alla Santa Vergine Maria, con gli affreschi di epoca medievale sapientemente recuperati da un recente restauro, il bel Cristo ligneo in croce anch’esso di epoca remota e l’altare barocco dai marmi policromi che ha mantenuto la postazione pre riforma.
Quanto al profano, c’è solo l’imbarazzo della scelta per “i tanti volti” che l’azienda agricola di fatto propone ai numerosi pellegrini, turisti per caso o per scelta, comunque visitatori che ogni anno vi arrivano per un atto di fede alla Santa o, per molto meno, il piacere materiale di accostarsi alla buona e tipica tavola contadina locale, spillare del buon vino direttamente dalla botte, quand’anche soggiornare nei diversi casolari immersi nei colori vegetali della Valdera.
E sì, perché, come appunto dice a TerraNostra Filippo Gaslini Alberti (foto sotto con figlio e nipoti), capofamiglia e numero uno di Badia di Morrona “la nostra è un’azienda complessa dai tanti volti che si estende su un’area di 600 e più ettari tra boschi, seminativi, uliveti e vigneti. E antiche case coloniche restaurate e adibite ad attività ricettive”. Nei fatti, un’azienda agricola e agrituristica dal volto verde che sin dalle premesse evidenzia una spiccata propensione ai principi della sostenibilità e tutela del territorio.
In che modo?, lo spiega lo stesso presidente Gaslini Alberti, sottolineando il fatto che “le logiche e le tecniche perseguite nel processo produttivo e gestionale dell’impresa avvengono nel rispetto degli equilibri ambientali: tema oggi più che mai importante e che a Badia di Morrona perseguiamo sin dagli anni ‘90 del secolo scorso, quando chiamati a fare una scelta di campo decidemmo che la strada da perseguire sarebbe stata quella che poi abbiamo fatto: investire in un’agricoltura di qualità e prodotti di eccellenza come l’olio extravergine d’oliva e, soprattutto, il vino”.
Scelte “impegnative e di ampio respiro”, le definisce l’illustre interlocutore, con evidente consenso della sorella Alessandra che gli sta a fianco, e che trovano corrispondenza nei sistemi fotovoltaici impiantati e tali da assicurare più dell’80% del fabbisogno energetico aziendale. Bonus estendibile anche per quanto concerne la concimazione organica dei terreni; ovvero la lotta integrata nella conduzione dei vigneti: un corpo unico di 110 ettari da cui provengono le uve per una produzione di circa 500mila bottiglie di vini, per il 40% destinati ai mercati esteri.
Opzioni dai contorni ben definiti, dunque. I cui risultati inevitabilmente si riverberano nei prodotti della Badia. A cominciare da un extravergine d’oliva dall’intenso frutto in bocca, ovvero di vini eleganti e al tempo stesso poderosi, come possono esserlo Vigna Alta e Paretaio da uve Sangiovese in purezza e il N’Antia, un blend di taglio bordolese che combina Merlot e Cabernet Franc e Sauvignon.
Certo, una lista parziale di qualcosa che va ben oltre e coinvolge un po’ tutti gli ambiti operativi dell’azienda. Su cui da 80 anni vigila l’occhio discreto di una famiglia decisamente connaturata allo status di appartenenza ligure, ma anche interprete dello spirito caparbio dei pisani. Di qui la decisione di affiancare lo stemma araldico di famiglia al nome stesso della Badia di Morrona.
Sembra lontano il 1939, quando i fratelli Italo e Mario Gaslini, imprenditori di primo piano nel settore oleario con ramificazioni in tutta la Penisola e generosi finanziatori dell’omonimo Ospedale Pediatrico di Genova, acquistarono una prima parte della Badia: a questi ne seguirono altri, e poi altri ancora fatti di recente per riammodernare gli impianti di vinificazione, introdurre innovative tecniche di coltivazione, come pure ristrutturare case coloniche disseminate nella proprietà, sì da disporre di oltre 120 posti letto. Tutti investimenti che il cronista presume siano stati fatti per le tante opportunità di sviluppo economico che evidentemente l’azienda agricola già in origine dimostrava di avere.
In realtà, per donna Pia Gaslini Alberti, madre di Filippo e di Alessandra, non è la sola ragione. “Badia di Morrona – dice – ancorché essere un’azienda agricola, è un luogo magico dove il sacro sposa l’arte, e la natura è di una struggente e a tratti selvaggia bellezza che è inevitabile subirne il fascino”.
(C-riproduzione riservata)
.
e-mail: basile.nicola@libero.it; ndbasile48@gmail.com