Buoni frutti di stagione dalla campagna. A cominciare dall’uva, con quella da vino che i report di inizio vendemmia definiscono sana, con buon grado zuccherino e quantitativi persino superiori alla precedente annata. Ma la raccolta ha tempi lunghi, sicché ne riparleremo a tempo debito.
Ora mi piace riprendere una notizia anticipata sull’ultimo numero dalla rivista “Scientific Reports” del gruppo “Nature” che parla della scoperta di una nuova varietà di vite molto resistente alla peronospora, la terribile malattia della vite che sul finire del XIX° secolo distrusse oltre il 90 e più per cento dei vigneti europei dell’epoca.
La scoperta porta la firma di una equipe di ricercatori dell’Università Statale di Milano che ha lavorato lungamente in Georgia, paese del Caucaso dove le prime tracce di vinificazione vengono fatte risalire a 8mila anni fa. Per questo considerato, con l’Iran, un po’ la culla della vitivinicoltura mondiale.
Ed è appunto in questo paese sul confine euroasiatico che i ricercatori italiani hanno individuato un “germoplasma di vite che possiede caratteristiche uniche in termini di resistenza alle malattie, in particolare alla peronospora” (https://www.nature.com/articles/s41598-018-30413-w).
Una scoperta di grande importanza che, a detta degli stessi scienziati, apre la strada alla costituzione di varietà di vite più resistenti alle malattie, con requisiti di sostenibilità elevata, talché necessitano di un minore impiego di prodotti chimici e ben impattano con le problematiche causate dal cambiamento climatico in atto.
I lavori finanziati dal Piano di sviluppo di Ateneo e coordinate da due ricercatrici (Silvia Toffolatti e Gabriella De Lorenzis) del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università Statale, hanno portato alla scoperta di un raro sistema di difesa nei confronti della peronospora nella varietà di Vitis vinifera Mgaloblishvili.
E sono le medesime ricercatrici a sottolineare il fatto che i risultati ottenuti sono frutto della “collaborazione ultradecennale nel campo della tutela e valorizzazione delle risorse genetiche della vite intrapresa in più progetti internazionali, tra i quali la COST action FA1003 (East-West Collaboration for Grapevine Diversity Exploration and Mobilization of Adaptive Traits for Breeding) coordinata dal professor Osvaldo Failla tra il 2010 e il 2014.
Lo studio ha visto la collaborazione di ricercatori del Dipartimento di Bioscienze, degli studiosi della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN) e di David Maghradze, ricercatore dello Scientific Research Center of Agriculture e della Faculty of Agricultural Sciences and Biosystems Engineering della Georgian Technical University di Tbilisi.