Apre Terra Madre, il Salone del Gusto di Torino che parla del cibo e insegna ad amare la cultura contadina

Salone del GustoSi può dire di amare la terra? Sì, si può dire. E non è un’eresia, e men che meno un segno di debolezza. Si può dire e si deve dire, soprattutto per evitare che qualcun altro pensi di poter sfruttare la terra a suo piacimento, come se fosse una sua proprietà di cui disporre senza limitazioni di sorta.

Se così fosse, la terra non sarebbe più il “paradiso” che è. E che vogliamo continui a essere. Per noi e per quelli che verranno dopo di noi. Ergo, la terra va amata e difesa.

“Va amata e rispettata”, come ha sempre detto Carlo Petrini da quando s’è inventato un po’ di anni fa “Il Salone del Gusto”, rompendo uno schema borghese e decadente di proporre il cibo e ridando smalto a un antico costume di fare mercato in piazza.

 

Accadeva al Lingotto di Torino, dove edizione dopo edizione apriva a “Slow Food” e a “Terra Madre”, il più bell’evento per parlare e comnicare a livello mondiale la cultura dell’alimentazione, la salvaguardia dell’ambiente, il rispetto delle terre, dei costumi contadini, della biodiversità di prodotto.

Insomma, eventi nell’evento che con l’edizione che si inaugura oggi al Parco del Valentino (Torino 22-26 settembre) ha assunto un’unica connotazione che va in onda non più nel perimetro del Lingotto, ma su luoghi vari e diffusi nello spazio cittadino, e non. Appunto, dal Parco del Valentino a Palazzo Reale, da case storiche più rappresentative a residenze sabaude e castelli sparpagliati sul territorio circostante la prima capitale d’Italia. Persino a eventi di strada.

Siti diversi dedicati ognuno a uno o più temi, dove i visitatori potranno accedervi senza pagare pegno. Nel senso che, per la prima volta, gli organizzatori hanno pensato di non fare pagare biglietti di ingresso.

Con che coraggio e come abbiano potuto fare una cosa simile non ne ho la minima idea, ma bravi loro se lo hanno fatto. Anche se personalmente sono dell’idea che il lavoro vada sempre retribuito, non importa se si tratta di pagare un ente pubblico. Anzi. Per questo voglio pensare che logistica e servizi che la città di Torino dovrà affrontare, siano svolti sempre al livello più alto possibile.

Ecco allora il grande “mercato”, dove gli espositori provenienti dai cinque continenti permetteranno di degustare le proprie specialità; ecco i “Presidi di Slow Food”, simbolo di tutela della biodiversità ed esaltazione del patrimonio agroalimentare più tipico e certificato; ecco l’enoteca che rimanda inevitabilmente al vino attraverso un percorso che esalta la cultura del buon bere. Ecco le numerose altre performance in calendario, quali proiezioni cinematografiche, convegni e dibattiti per dare voce alle “comunità del cibo”.

Un appuntamento da non perdere, da oggi a lunedì.