Vino Oiv 2020: nel mondo e in Italia si produce meno (258 mhl) ma non è una disgrazia

Nel mondo, una produzione di vino 2020 ben lontana dal record 2018 (294 milioni di ettolitri) non è necessariamente una gran brutta notizia. Anzi, a ben interpretare le dinamiche socioeconomiche, può contribuire a fare da contraltare alla stazionarietà dei consumi globali. Un trend che in questo momento di pandemia sanitaria, di dazi all’interscambio e tensioni geopolitiche sempre più minacciose rischia di provocare una rottura grave negli equilibri mercantili mondiali.
oiv-dg-pau-rocaNon è un caso se a fronte di una quantità di prodotto stimato quest’anno dall’Organizzazione internazionale del Vino (Oiv) in 258 milioni di ettolitri (Cina esclusa) – livello in linea con il consuntivo 2019 (solo +1%), ma inferiore alla media degli ultimi due decenni e ben al di sotto della punta massima del 2018 – il direttore dell’ente, lo spagnolo Pao Roca Blasco (in piedi nella foto), ha osservato che questa situazione “non è necessariamente una cattiva notizia”.
Lo ha detto a commento dei dati produttivi anticipati ieri sera in diretta streaming dalla sede Oiv di Parigi, collocando le motivazioni nel contesto generale in atto nel mondo, dove le “tensioni geopolitiche, i cambiamenti climatici e Covid-19 stanno generando un elevato grado di volatilità e incertezza nel mercato globale del vino”.
Una preoccupazione che è davvero difficile mettere in dubbio, stante la precarietà della domanda domestica anche in paesi grandi produttori e consumatori, e segnatamente causata dal rallentamento degli interscambi commerciali internazionali. Laddove le importazioni della sola Cina quest’anno sono crollate del 32% in quantità e valore. Delle cui cause nulla viene detto, ma che in parte potrebbero essere dettate da una maggiore capacità produttiva domestica accumulata in anni recenti.
In merito alle stime Oiv, a grandi linee la produzione vinicola 2020 vede come sempre i paesi dell’Unione europea primeggiare su tutti con 159 milioni di ettolitri (mhl). Cifra anche questa inferiore alla media storica degli ultimi due decenni, ma in crescita del 5% sul 2019, laddove pur in presenza di condizioni climatiche complessivamente favorevoli l’Italia ha marcato il passo a 47,2 mhl), mentre la Francia cresce del 4,3% a 44 mhl, seguita dalla Spagna (37,5 mhl: +11%).
cascina-castlet-vendemmia-di-uvalinoA proposito dell’Italia, c’è da dire che i dati vendemmiali raccolti da Assoenologi, Ismea e Uiv divergono, seppur di poco, dalle stime Oiv. Nel senso che per i tre enti nazionali si è di fronte a una vendemmia più magra del solito, ferma a 46,6 milioni di ettolitri, comprendendo però vino e anche mosti. Di fatto si registrerebbe un calo del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019, ma – come tiene a dire il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella – di maggiore qualità di maggior qualità, con uno standard che grazie al meteo si è elevato di settimana in settimana, con punte di eccellenza in quasi tutto il Paese.
Tornando alle indicazioni dell’Oiv, l’impronta sul campo europeo risulta positiva anche per Germania (8,9 mhl, l’8% sul 2019), Ungheria (2,9 mhl: +22%) e Austria (2,7 mhl: +10%), a differenza del Portogallo che con 6,5 mhl è in linea con quanto fatto nel 2019, mentre Romania (3,6 mhl) e Grecia (2 mhl) accusano una variazione negativa sia rispetto al 2019 (rispettivamente -7% e -2%) sia alle ultime medie quinquennali (-12% e -17%).
Più critica la situazione al di là dell’Atlantico, dove il dato stimato per gli Usa (poco meno di 25 milioni di ettolitri: -1%) potrebbe subire tagli più marcati quando si conosceranno tutti i danni provocati dagli incendi della scorsa estate nelle valli di Napa e Sonoma, fiore all’occhiello della vitivinicoltura californiana.
Gravemente offese dalle intemperie meteo le produzioni dei paesi sudamericani, in testa Argentina (10,8 mhl: -17%) e Chile (10,3 mhl: -13%). Stesse preoccupazioni in altra area dell’emisfero meridionale, con l’Australia in forte ambasce a causa della lunga stagione secca e ai vasti incendi che hanno messo a ferro e fuoco le colture agricole nelle regioni della costa sud orientale, comportando gravi tagli produttivi anche per il vino, in calo dell’11% a non più di 10,6 milioni di ettolitri.
Meglio è andata per la Nuova Zelanda, al suo massimo storico (3,3 milioni: +11%) e il Sud Africa che con 10,4 milioni di ettolitri (+7%) è tornata a un livello considerato di normalità, dopo diversi anni di siccità.

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