Enoteca Italiana di Siena, il Sindaco: troppi debiti per poterla salvare – Ex presidenti scrivono a Gentiloni

Il futuro della storica Enoteca Italiana di Siena, dopo 84 anni dal Regio decreto del 1933 che ne ha istituito la funzione, si ferma qui. Il Consiglio comunale della città ne ha deliberato, a maggioranza, la sua chiusura. Una scelta che i contradaioli temevano, e che ora li vede più divisi che mai in Piazza del Campo.
Il Consiglio, chiamato a prendere decisioni sulle sorti della Mostra mercato nazionale vini di pregio che ha sede nella imponente fortezza Medicea, constato le difficoltà che l’istituto ha nel reperire risorse necessarie alla gestione, e considerato il fallimento del Piano di rientro del 2015 sostenuto dai soci (tra cui Regione Toscana, Provincia, Comune e Camera di commercio di Siena), ha deciso di adottare la scelta più drastica.
La delibera dà infatti mandato al Sindaco di partecipare alla prossima assemblea straordinaria dell’Enoteca e votare per lo scioglimento della stessa. Fatte salve procedure a tutela della storia, del marchio, delle attività dell’ente e salvaguardia del posto ai dipendenti.
Tutto come già scritto nero su bianco e anticipato nei giorni scorsi da ‘TerraNostra’.
La decisione del Consiglio comunale – è passata con 17 voti a favore, 11 contrari e nessuno astenuto – fa il paio con quella adottata ieri sera dalla Provincia di Siena. A breve arriveranno anche quelle degli altri soci, il cui esito a questo punto appare scontato. Come scontate sono le prese di posizioni dei vari maggiorenti della città. A cominciare dal Sindaco Bruno Valentini che definisce la delibera ‘non un fine, ma la possibilità di un nuovo inizio’.
Per il primo cittadino senese, la decisione ancorché ‘dolorosa, è necessaria per liberare l’Enoteca dal fardello dei debiti divenuti insostenibili’. Incalzato dalle domande, Valentini parla di ‘un atto reso obbligatorio dalla valutazione fatta dai revisori dell’ente, che non rilevano la possibilità di continuità aziendale’.
Il Sindaco lamenta inoltre il fatto che ‘da tempo si assiste a un progressivo disimpegno di molti soci storici che hanno intrapreso percorsi autonomi e distinti’. Abbandoni ‘che hanno prosciugato il perimetro di attività di promozione possibile dell’Enoteca. Mentre il Comune di Siena è rimasto fedelmente uno dei pochi enti a garantire contributi’.
Di tutt’altro avviso il consigliere di opposizione e presidente del Comitato di Garanzia e controllo sulle partecipate del Comune, Andrea Corsi, che dice: ‘Sul destino dell’Enoteca sento in giro lacrime di coccodrillo. Certo, la crisi ha origini diverse. È cominciato con il venir meno dei finanziamenti della Fondazione del Monte dei Paschi, ed è proseguita con il blocco delle risorse di competenza del ministero delle Politiche agricole.
‘Basti dire che da Roma – continua Corsi – è dal 2012 che non arrivano contributi, peraltro approvati e messi a bilancio. Addirittura il ministero non ha ancora pagato le quote di progetti che ha autorizzato a fare e che l’Enoteca, a sua volta, ha commissionato. E che dire della scelta di affidare la gestione dell’ente, che ha la missione di fare promozione, a commercialisti che hanno dimostrato di essere incompetenti della materia’.
Il consigliere Corsi non risparmia accuse al vertice del Comune, fattosi ‘sostenitore di nuovi eventi promozionali del vino, escludendo qualsiasi coinvolgimento dell’Enoteca Italiana. Un atto incomprensibile e fuori da ogni logica’.
Storie a cui peraltro allude anche l’ex Sindaco Pierluigi Piccini che, pur preoccupato di quanto sta accadendo, con ‘l’unico ente riconosciuto a livello nazionale per la promozione del vino italiano nel mondo che non esiste più’, commenta: ‘Bene, si chiuda pure l’Enoteca Italiana. Ma rimane la necessità di trovare un’altra forma per andare avanti. A Siena non mancano contenitori, meriti e competenza. Ciò che ora manca sono le idee’.
E proprio alle idee, alla storia e al fare che fanno appello, in una lettera al Capo del Governo Paolo Gentiloni e al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, tre personaggi che hanno legato il proprio nome alla vita di Enoteca Italiana, gli ex presidenti Riccardo Margheriti e Flavio Tattarini e l’ex direttore generale Pasquale di Lena.
Lettera nella quale, con evidente partecipazione, si fa riferimento alle molte cose che Enoteca Italiana ha fatto e rappresentato, quale ambasciatrice dell’Italia del vino di pregio nel mondo. Un ente per il quale vale la pena di impegnarsi ancora. Per questo i firmatari chiedono a Gentiloni e Martina ‘di fare quanto è nelle loro possibilità per salvare dalla chiusura annunciata l’Ente Mostra Mercato dei vini di pregio e la sua Enoteca Italiana… per non vedere andare disperso un patrimonio di cultura e professionalità, che ha dato un contributo sostanziale alla crescita della qualità e dell’immagine dei vini italiani, al successo che essi vivono sul mercato e, grazie ad essi, al sorprendente sviluppo del turismo enogastronomico’. Di cui l’Italia va molto fiera.